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Maurizio Soldini affronta una questione quanto mai attuale relativa alla conoscenza. Lo specchio, indicato nel titolo, non è altro che l'oggetto rappresentativo del doppio e della distanza che ci separa da noi stessi. Conoscersi e non conoscersi, continuamente, in un periodo storico complesso come quello pandemico rivela una certa sospensione vitale alla quale l'uomo è legato in modo irreversibile. C'è un timore di fondo, dunque, nel "Sodalizio con gli specchi" ed è quello di smarrire sé stessi e il mondo nel quale siamo vissuti. L'eccezionalità della storia, infatti, ha compiuto un'incursione nella biologia e nella psicologia del singolo e ha mutato la dinamica sociale. Ma è cambiata anche la percezione del tempo, sempre più oscillante e insicuro, e il singolo soggetto ha compreso di essere affetto da una cecità che pur gli permette di vedere ciò che sta attorno. Per questo, specchiarsi incute timore, perché anche di fronte alla propria immagine riflessa non si riconosce più neanche quel doppio che, inconsapevolmente, si sapeva essere una parte 'altra' dell'Io. C'è la coscienza dell'abisso nell'opera, ma al contempo una traccia che conduce a uno sbocco salvifico. Se - come si scrive - ognuno di noi è un fi asco vuoto alla deriva, è sufficiente andare per il verso giusto e attingere a una fonte di acqua pura. La fonte esiste allora, nonostante tutto, ed è capace di «crocifiggere la paura». Maurizio Soldini legge un'epoca incerta e lo fa attraverso uno stile originale, capace di mettere in equilibrio termini colloquiali e ricercati, variazioni metriche e impostazioni libere in un fluire continuo, senza segni interpuntivi, come fiume che ha la possibilità di raggiungere la propria foce, che è quella dell'infinita possibilità della salvezza e della speranza. (Giuseppe Manitta)